«Alla fine, non servirebbe molto: avere leggi chiare, essere più lungimiranti di quello che attualmente siamo e, magari, ispirarsi alle realtà di altri Paesi che hanno adottato sulla cannabis politiche più avanzate delle nostre». Luca Bizzarri, attore, 50 anni a luglio, da anni è impegnato nel diffondere una cultura informata sulle sostanze stupefacenti. Ma ci tiene a precisare subito, per evitare di creare fraintendimenti, che «la liberalizzazione delle droghe leggere non ha nulla a che fare con la cannabis light prodotta da Mecannnabis e da tanti altri coltivatori di canapa: questo tipo di coltivazione è perfettamente legale, anche se a volte qualcuno vorrebbe farli passare come delinquenti». Bizzarri è un amico di Mecannabis e proprio grazie a questa amicizia da qualche tempo ha scoperto il mondo della Cannabis Sativa Linnaeus, la cui coltivazione è regolata dalla legge 242 del 2 dicembre 2016.
Come hai conosciuto Mecannabis e i suoi soci?
«Non c’è stata una particolare occasione. Ho sempre guardato con interesse al mondo della produzione di cannabis legale per il fatto che ho sempre trovato fastidiosa l’ipocrisia imperante per cui questi coltivatori erano legali e illegali allo stesso tempo. Quindi, interessandomi al tema, anche sui social ho iniziato a seguire vari account di realtà che facevano questo tipo di coltura. E mi sono imbattuto in Mecannabis, conoscendo poi di persona Marco, Erica, Carmelo, Davide e Federico. Poi sono andato anche più volte a trovarli in azienda».
E cosa hai trovato?
«Una realtà che mi ha stupito molto, non mi aspettavo un livello tecnologico così avanzato, con un know-how così preponderante. E poi ho trovato dei ragazzi che lavorano duramente, si fanno un gran mazzo, che investono non solo tempo ed energie ma anche denaro in un’attività che ancora oggi qualche male informato considera illegale. Eppure la legge consente la coltivazione delle piante di canapa. In più, in Mecannabis la qualità dei prodotti è molto alta, superiore alla media».
In Italia, come dicevi tu, c’è molta arretratezza culturale sul tema della cannabis. Ma spazio per le aziende come Mecannabis ci sarebbe, basta guardare all’uso terapeutico che all’estero fanno di questo prodotto. Cosa ne pensi?
«Credo che sarebbe solo positivo – sia per le aziende agricole che coltivano canapa, che per l’Italia tutta – se ci fosse la possibilità di “aprire” alla coltivazione di cannabis per scopi terapeutici anche alle aziende e non solo all’Esercito, come succede oggi. In altri Paesi europei si sta già facendo. Credo che l’Italia ci arriverà prima o poi: ovviamente dopo gli altri, ma ci arriverà».
Che consigli daresti a Mecannabis?
«Onestamente non ne ho molti, perché il team di Mecannabis è già molto attento a tutto e va molto forte sulla produzione. E anche dal punto di vista commerciale l’azienda sta crescendo molto e molto in fretta. Personalmente ho fatto conoscere Mecannabis a diverse persone, amici che come me sono appassionati di coltivazione della canapa e devo dire che ne sono sempre rimasti tutti molto soddisfatti. Ho sempre fatto una gran bella figura consigliando i loro prodotti! Per cui, l’unico consiglio che mi sento di dare a Marco e ai suoi soci è: tenete duro!».
La redazione MEC